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Il mal d’altitudine era la mia preoccupazione per questo viaggio, anche per via della mia ipertensione. Leggi qui per un approfondimento; io iniziai a star male arrivato a 4000 metri, ce chi ne soffre molto prima. Anni dopo in Bolivia però l’affrontai diversamente e non ebbi alcun problema.
Il mio medico di base purtroppo non stava bene, per mesi non riuscii ad incontrarlo ed ogni volta c’era un sostituto diverso. Quella a cui chiesi qual era il rimedio per affrontare il mal d’altitudine con la mia situazione sanitaria non si rivelò all’altezza; infatti, mi cambiò semplicemente il medicinale che ero solito prendere, e questa cosa poi venni a sapere che era sbagliata.
Masticare foglie di coca
Quando scoprii che nel mio gruppo vi erano addirittura due cardiologhe (neolaureate), mi parve una gran fortuna. Mi rasserenai non poco quando mi confermarono che anche secondo loro facevo bene a masticare le foglie di coca, come fanno da secoli i locali per combattere quello che viene chiamato soroche. A parte che sono amarissime, questo rimedio è assolutamente legale. La coca al naturale (usata anche per fare tisane, o venduta come caramelle) non è uno stupefacente e non da dipendenza.
Dopo essere arrivati al Canyon del Colca, iniziai ad avvertire un leggero mal di testa che aumentò, tanto che arrivati per pranzo a Chivay, salutai tutti per andare a stendermi. Pensai che dipendesse anche dalla levataccia e dall’aver dormito poco, e che con una dormitina mi sarei ripreso alla grande.
Il mal d’altitudine mi mette ko
Invece dopo un paio d’ora di sonno pesante, la testa mi pareva fosse su punto di scoppiare.
Dei miei compagni non c’era nessuno in giro, e decisi di uscire dall’hotel per cercare una farmacia. Per ogni passo mi pareva di scalare una montagna. In farmacia mi fecero sedere e chiamarono la guardia medica che, pur essendo poco distante mi venne a prendere in auto.
Nell’ambulatorio apposito per i turisti trovai un’infermiera gentilissima e premurosa, tipica donnona andina con la faccia tonda e un sorriso immenso che la riempiva tutta. Presto arrivò anche il medico, ovviamente un luminare del mal d’altitudine. Mi spiegò che tutti i miei accorgimenti erano stati sbagliati e di buttare le foglie di coca e le caramelline che in quanto iperteso, non facevano per me.
Mi attaccarono alla bombola dell’ossigeno e mi riportarono in hotel. Sarei dovuto stare a riposo e non potevo fare diversamente; Avremmo rifatto il punto il giorno successivo. Se la mia pressione sanguigna non si fosse stabilizzata, non mi avrebbe autorizzato a muovermi. Decisi di non pensarci, anche se in quel caso sarebbe stato un bel guaio.
Per questo motivo nel mio viaggio successivo in quelle zone, decisi di andare da solo per non avere questi pensieri. Se stai poco bene, è meglio poter stare in camera senza preoccuparsi di altri.
La stanza dei malati: il lazzaretto
Avevo anche molto freddo. Mi misi a letto alle 4 del pomeriggio con tutti i vestiti e le coperte che potei racimolare: ben presto non fui più solo. Un altro ragazzo ebbe lo stesso problema, pure a lui a letto con la bombola dell’ossigeno. Nella stessa camera si venne a sistemare anche un terzo a cui era venuta febbre e tosse. Era un lazzaretto! E fortunatamente la prendemmo tutti sul ridere.
Come concordato, all’alba si presentò l’infermiera per misurarmi la pressione. Per comunicare con noi usava il traduttore di google, io avevo voce assonnata, bocca impastata e parlavo sottovoce per non svegliare troppa gente. Non ricordo bene le parole che usai, comunque il concetto era che mi pareva di stare meglio e lo espressi in maniera garbata.
Ma il traduttore automatico chissà perché se ne uscì fuori un brutta stronza universale; scoppiammo a ridere fragorosamente sia noi che gli altri due semi moribondi: si, stavamo meglio!
Visita al Lago Titicaca
Comunque, non mi godei tanto la visita al Lago Titicaca per via del mio stato.
Si trova al confine tra Perù e Bolivia ed è il lago navigabile a maggiore altitudine del mondo (3812). Il paesaggio attorno è sempre bellissimo grazie alle montagne delle Ande che sono onnipresenti. Ci sono dei villaggi pullulanti delle solite bancarelle e delle isolette artificiali galleggianti abitate da sempre dalla popolazione degli Uros. Queste isole vengono costruite con le canne che crescono nelle acque del lago, così come le case e le barche. Sarebbe una cosa molto particolare se non fosse che si ha la sensazione di essere in una recita ed ovviamente ti senti come un portafoglio con le gambe.
Pernottammo sull’isola di Amantanì ospitati da famiglie locali, e anche questa esperienza l’ho trovata poco genuina. Devo dire che avevo rischiato di non vederlo nemmeno il Titicaca e comunque non ero affatto in forma, poiché venivo da una notte difficile e non ero l’unico, tanto che in tre restammo quasi sempre seduti in un baretto. Forse anche per questo la visita al lago Titicaca non l’ho catalogata affatto tra il top del Perù. La cosa più piacevole che ricordo fu quando passò dalla piazzetta davanti al bar, un gregge di pecore. Queste si buttarono con entusiasmo e voracità sulle aiuole, con la padrona che cercava di dissuaderle e portarle via.
Mal d’altitudine, sentirsi come il Che non basta
Durante un viaggio in Perù i motivi per avere problemi di salute sono tanti, di noi che eravamo una dozzina, nessuno arrivò indenne alla fine del viaggio.
Innanzi tutto, c’è il rischio di un qualche fastidio intestinale per via del cambio di clima e condizioni igieniche non ottimali. Il periodo migliore per andare in quei posti è la nostra estate che corrisponde al loro inverno, che è asciutto, quindi senza pioggia o neve, ma decisamente freddo, soprattutto perché si sta molto sopra i 3000 metri e perché, almeno negli alloggi più economici, non hanno riscaldamento. Quindi i raffreddamenti vari sono molto probabili. Come avevo purtroppo previsto, ebbi problemi con l’altitudine, anche perché nonostante ci avessi provato, arrivai impreparato.
Avevo letto tanto di un personaggio che da queste parti ancora più che altrove è considerato un eroe; Che Guevara. Mi era rimasto impresso che era sua abitudine bere tantissimo mate de coca, io masticai anche molte foglie di coca; entrambi in teoria avrebbero dovuto proteggermi dal mal di alta montagna.
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