Durante questo viaggetto ho riflettuto molto sulla vita degli animali in città, anche grazie al bellissimo 20mila leghe sotto ai mari di Jules Verne che avevo con me.
In 20 mila leghe sotto ai mari, tra i tanti spunti che può dare, oltre alla geniale lungimiranza sull’evoluzione tecnologica, è interessante la contrapposizione di 2 personaggi in merito agli animali. Capitan Nemo uccide animali solo per necessità, il fiocinatore Ned Land lo fa anche di gusto; è terribile quando viene raccontata la strage di animali inermi nelle terre più remote dell’Antartide perché non si preoccupano di scappare dall’uomo, non avendolo mai visto e non sapendo che è pericoloso.
Sulla terra siamo noi esseri umani gli animali più pericolosi che uccidono di più, per necessità, errore o altro. A Marrakech è emblematica a proposito della condizione degli animali in città; è pieno sia uomini che animali che ci nascono, vivono e muoiono; anche in competizione. Ci sono gli umani che si sono affermati e mercanteggiano coi ricchi turisti occidentali, come i mendicanti.
I gatti di Marrakech
Ci sono i gatti super scafati che tra risse, furti e ruffianate se la cavano egregiamente nei vicoli (ma la vita media è 4 anni contro i 18 dei gatti domestici); ma per i malati o inesperti, le famose 7 vite durano poco.
Ero appena fuori la parte più centrale delle mura, dove le strade sono più larghe e quindi ci sono anche le auto e gli autocarri. Lo vidi per un paio di secondi, un allegro batuffolo di pelo con poche settimane di vita. Ero appena passato tra un’auto strombazzante ferma, dietro ad un autocarro che stava scaricando frutta ad una bancarella. L’autocarro partì proprio mentre il micino passava davanti ad una delle ruote posteriori, ad un metro da me. Aveva la spina dorsale girata di 180 gradi; non so se piangesse dal dolore o forse dalla disperazione per non riuscire a muoversi; le zampine si dimenavano convulsamente per conto loro.
In una frazione di secondo in me all’orrore si aggiunse la codardia; qualcuno avrebbe dovuto alleviargli le pene, mi spaventava doverlo fare. Per mia fortuna non ero l’unico ad assistere a quello strazio e intervenne un signore; io proseguii per la mia strada senza fermarmi. Rividi il corpiccino tornando indietro, tra i rifiuti, accanto ad un cartone per la pizza.
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